martedì 22 ottobre 2013

"In combattimento non ci eleviamo alla situazione,ma ci abbassiamo al livello del nostro addestramento.." (Anonimo)

Per molto tempo la polizia americana era equipaggiata con pistole di tipo "revolver", quelle a tamburo che si vedono nei film western. Quando si addestravano in poligono, finiti i sei colpi della loro arma, prima di ricaricarla, erano soliti raccogliere i bossoli e metterli in tasca per evitare di prenderli tutti alla fine della giornata: abitudine che mai avrebbero pensato di ripetere in uno scontro a fuoco. Eppure, tanti di loro alla fine di una sparatoria si ritrovavano in tasca dei bossoli senza rendersi conto di averli raccolti!
Quanto raccontato prima era un esempio di quelle che vengono definite "training scars" (cicatrici addestrative) o cattiva memoria muscolare. Quando si insegnano delle azioni da compiere per la sopravvivenza in situazioni pericolose (aggressioni, rapine, incendi, ecc.) l'istruttore deve cercare di far memorizzare agli allievi dei gesti, dei comportamenti in risposta all'evento. In pratica ad una domanda (evento pericoloso per la nostra incolumità) lo studente deve dare una risposta (scappare, combattere, ecc.). Questi gesti possono essere (ed in molti casi devono essere) non volontari, ma automatici.
Ma siamo sicuri che quello che verrà fuori nel momento opportuno sia la risposta esatta! Molti sistemi di difesa personale moderni insegnano sequenze di tecniche differenti a seconda del tipo di minaccia: difesa da pugno destro, difesa da calcio, difesa da presa al collo, e così via. Il carnet di domande è troppo ampio ed imprevedibile (anche le traiettorie dei colpi possono variare) e queste scuole generano nello studente una carnet di risposte troppo ampio per essere efficace.
Il nostro sistema invece ha studiato e perfezionato un'unica sequenza, breve ed efficace, da attuare in risposta a tutte le possibili casistiche di attacchi alla nostra persona.
Le domande sono infinite...la nostra risposta è una sola!

Marco Saitta

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